Considerazioni sul sondaggio “L’autonomia e il Veneto”

30 Giugno 2023

Il sondaggio “L’Autonomia e il Veneto” di Demos-Demetra, commissionato da “Il Gazzettino” ed eseguito nei primi giorni di settembre duemilaventitré, ha certificato, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che la quasi totalità dei veneti (81 su 100) continua a volere l’autonomia e questa volontà negli anni è oscillata dal 73 all’84 per cento, partendo dal referendum dell’ottobre 2017 in occasione del quale il 98 per cento dei votanti si è espresso per la richiesta di applicazione dell’articolo 116, comma terzo, della Costituzione e sintetizzato nel quesito referendario “Vuoi che alla Regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?”. Il sentimento in Veneto di indipendenza o autonomia è ben radicato e parte da lontano, vorrei azzardare da quel “plebiscito” del 1866. La mia affermazione sembrerebbe contraddittoria perché quando si chiedeva di “dichiarare l’unione al Regno d’Italia” i Sì furono 641.758 contro solo 69 No, ma già il solo il risultato la dice lunga sulla regolarità della consultazione: basta ricordare che vi erano due urne, una per il Sì e una per il No per capire la segretezza del voto. Poi, nei primi anni del ‘900 è il parlamentare di Montebelluna, Guido Bergamo, che aveva studiato al “Cavanis” della mia cara Possagno, a definire il governo centrale di Roma “governo di filibustieri, di ladri e camorristi organizzati” e proseguiva con “cittadini, non paghiamo le tasse, cacciamo via i prefetti, tratteniamo l’ammontare delle imposte dirette nel Veneto”. Negli anni ‘60 è il Movimento autonomo regionalista veneto (Marv) che si batte per l’istituzione delle regioni secondo quanto previsto dalla Costituzione, per finire, poi, verso la fine degli anni ’70 quando nasce la Liga veneta, sull’onda delle proteste legate alle risorse prelevate dallo Stato, alla burocrazia e alle rivendicazioni storico-linguistiche. Questa in estrema sintesi la “storia” del sentimento autonomista di questa regione ma l’attualità ci dice che questo sentimento abbraccia quasi tutti i veneti a prescindere dai partiti e dalle posizioni ideologiche. I dati che emergono dal sondaggio sono inequivocabili; la voglia di autonomia è maggioranza negli elettori di tutti i partiti: partendo dalla percentuale minore, gli elettori del Partito democratico sono al 60 per cento, quelli dei Cinque stelle al 76 per cento, quelli di Forza Italia al 89 per cento, per non parlare poi di quelli di Fratelli d’Italia che, nonostante il centralismo, sono al 95 per cento! Non cito altri per evidente “conflitto di interessi”. Ricapitolando, è l’aspirazione del popolo veneto, aspirazione che muove all’interno della cornice Costituzionale, confermato anche dal 66 per cento che non vede rischi per la tenuta dell’unità nazionale. L’ultimo dato rilevato dal sondaggio è il 67 per cento dei cittadini veneti che considera l’autonomia sempre più lontana, un dato che preoccupa e che, come ha dichiarato il costituzionalista Mario Bertolissi, è “una chiara sfiducia nei confronti dello Stato” e, mi permetto di aggiungere, un fallimento della politica, quella politica che continua a definire l’autonomia la secessione dei ricchi nei confronti dei poveri, sapendo bene che la riforma non toglie un Euro a nessuno, anzi è grazie all’autonomia che per la prima volta si parla di standard minimi di servizio pubblico (Lep). Le diseguaglianze di questo Stato che preoccupano tanti non sono certo da attribuire all’autonomia che fino ad oggi non è stata concessa: l’autonomia è assunzione di responsabilità e i cittadini veneti ci credono!

A cura di Giuseppe Paolin (ex-deputato della Repubblica italiana)

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