Abbiamo lasciato alle spalle un ottobre… apocalittico, in cui ci è parso che il fuoco di un autunno ancora estivo avrebbe bruciato tutti i tasselli, alcuni a noi sconosciuti, che compongono la geografia del pianeta. A partire dall’attacco lampo, un solo giorno, dell’Azerbajian al Nagorno Karabath, piccola regione appartenente al primo dopo il disfacimento dell’Urss, ma abitata solo da centomila armeni di antichissima origine. I motivi reali? Parole come petrolio e gas, perdurando il lungo embargo di quelli russi, ci chiariscono all’istante l’importanza di quello azero, disponibile invece sulla piazza. Poi, l’attacco inatteso e terribile di Hamas a Israele ha cancellato d’un colpo ogni speranza di accordo con i palestinesi, mentre assistiamo muti allo svolgere degli eventi. C’è poi l’Africa: i migranti, che sbarcano da noi a Lampedusa e tanto ci impegnano, non provengono solo dal nord del continente ma anche dai paesi sub-sahariani, dove si susseguono colpi di stato provocati dalle milizie jiadiste e da quelle della Wagner. In Estremo Oriente tensioni sempre più evidenti nel Mar cinese meridionale e apertissimo il conflitto tra Cina e Usa su Taiwan. Fresco d’un viaggio in Russia, benedetto da Putin (e dalla solita Cina), il dittatore della Corea del Nord, Kim Jong, aggiunge un tassello in più ai nuovi assetti internazionali. Mentre gli ayatollah iraniani, repressa al momento la valorosa rivoluzione delle donne, sempre più vicini alla Cina (come la Siria peraltro) hanno fornito ad Hamas in gran quantità armi e odio contro Israele. Che dire di noi europei, poco uniti e molto disposti a scambiarci colpi bassi pur di trionfare nelle elezioni del giugno 2024? E dell’America, garante in Occidente dei valori democratici, che ci siamo conquistati col sangue dei conflitti del secolo scorso? Avrà ancora la forza di resistere davanti ai bellicosi aspiranti al nuovo ordine mondiale? Mentre istituzioni create a tutela dell’assetto raggiunto, l’Onu in particolare, ci sembrano aver perso ogni smalto. Potremo ancora usare parole quali negoziati, disarmo, cooperazione? Eppure il Pianeta dovrebbe serrare le fila contro il brutale innalzamento del clima, che provoca disastri ovunque. Si narra che gli uomini del Medioevo nel 999 attendessero atterriti la fine del mondo, prevista da una leggenda di Nostradamus (”mille e non più mille”). Passò il Mille e non accadde. Ora siamo noi, onnipotenti tecnologi del Terzo millennio, a mettere in dubbio la nostra sopravvivenza. Non accadrà, se divenuti di colpo impotenti davanti a troppo avversità, sapremo trovare la giusta dimensione umana, che non sta negli estremi. Mangiando la mela di Eva, quella volta i nostri progenitori avevano tentato di divenire simili a Dio. Ci era andata male, ma cacciati dal Paradiso dell’Eden non abbiamo ancora abbandonato la speranza di un illimitato potere gli uni sugli altri. Sarebbe ora di farci un pensierino…
Adina Agugiaro