Il canto del cigno della nuotatrice di Vedelago, Beatrice Callegari

30 Agosto 2023

Questa estate, in occasione dell’ultima giornata degli Assoluti estivi 2023 di sincro a Savona, Beatrice Callegari ha chiuso la carriera con un brillante Oro. La nuotatrice di Vedelago si è confermata regina incontrastata lasciando il nuoto artistico con un altro titolo. Quale sono state le maggiori soddisfazioni in carriera? “La prima è stata sicuramente la medaglia d’oro della nostra squadra del Montebelluna, la squadra in cui militavo fin da giovanissima, quando siamo salite in A1, ma poi tutte le medaglie ottenute a livello internazionale sono state fantastiche. Quella ottenuta ai Mondiali ha avuto un sapore diverso, è stata sicuramente la più significativa, perché è stata anche l’unica volta, che sono salita sul podio mondiale ed è stata una cosa troppo emozionante era il 2019. E poi non voglio sicuramente dimenticare quelle degli europei di Londra, Glasgow e Budapest”. Ma ripercorriamo le tappe più significative della tua lunga carriera durata più di 25 anni… “Ho iniziato a Montebelluna alla scuola di nuoto a 4 anni a 6 anni sono stata selezionata per fare nuoto e sincronizzato. Davanti a me ero stata affascinata dalla sorella maggiore che già faceva nuoto sincronizzato e mi piaceva un sacco muovermi in acqua a tempo di musica”. E naturalmente eri già un piccolo talento in erba… “Ma no, non ero comunque un fenomeno e quindi ho dovuto lavorare parecchio su di me. All’inizio era nato tutto come un gioco, ma poi quando ho iniziato a fare gare a livello nazionale all’età di 8 o 9 anni, ho iniziato a vedere lo sport in maniera molto diversa, seriamente ed in modo agonistico, con lo spirito di volermi sempre migliorare in tutti i risultati che ottenevo. Erano i primi anni della mia categoria Ragazze ed ero stata selezionata per i campionati italiani. Era il 2006 quando ho fatto l’esordio in Nazionale all’età di 16 anni. E poi una volta entrata nel giro della Nazionale, sei sempre tenuta sotto controllo in tutte le gare che vai a fare ed ogni anno deve riconfermare il tuo posto. Poi per approdare alle gare internazionali ci sono ulteriori selezioni all’inizio dell’anno e ci si deve conquistare il posto per andare a gareggiare in queste prestigiose gare. In tutti gli anni grazie al mio impegno constante, sono sempre stata riconfermata, ho fatto tre anni Junior e poi sono passata nella Nazionale assoluti nel 2010. Nel 2012 c’era la qualificazione olimpica, ma non sono stata portata, proprio perché ero fra le atlete più giovani, ma in quell’anno l’Italia non si era qualificata. Poi sono stati gli anni in cui ho iniziato con un nuovo gruppo, una grande sfida in vista dell’Olimpiade successiva, quella memorabile del 2016. Negli anni comunque, siamo sempre riuscite a riconfermarci fra le prime al mondo e poi nel 2016 siamo approdate per la prima volta con il nuovo regolamento, alle Olimpiadi di Rio, ma non è stato facile arrivarci, proprio perché il regolamento era stato cambiato ed i posti disponibili erano molto pochi. È stato un anno intenso di lavoro e penso sia stato anche l’anno più duro della mia carriera agonistica, proprio a livello fisico. E proprio da qui ho vissuto lo sport in modo ben diverso ed anche con il gruppo: i risultati si ottengono con un grande sacrificio ma basta volerlo! Abbiamo coronato comunque un grande sogno, anche se non siamo salite nel podio, arrivando quinte”. E poi tornate dalle Olimpiadi di Rio? “Dal 2017 sono passata ad essere fra le più grandi, poi sono stata promossa a capitano della squadra e non nascondo che avere il ruolo di capitano è tosto, fino a che non lo sei non ci si rende conto: richiede tanta energia, una presenza costante 24 ore su 24 con tutto il gruppo, con l’allenatore, con altri, devi trascinare il gruppo anche nelle giornate di zero energie. In compenso però mi ha dato tanta forza. Mi è piaciuto molto e mi ha dato tanta sicurezza e nelle mie giornate di meno energia, le mie compagne mi hanno aiutato molto e mi sostenevano. Ora sono contenta perché ho avuto un grande riscontro da parte delle più piccole, perché sono stata loro molto d’aiuto in quegli anni in cui si nuotava insieme”. Poi come è andata? “Nel 2019 è arrivata la fantastica medaglia del Mondiale e nel 2020 ci siamo qualificate per Tokyo. Poi il covid-19 ha rovinato tutto e sono stati anni molto pesanti, Io iniziavo a diventare grande, La stanchezza si sentiva molto di più, perché con l’età il recupero è molto più lento e poi siamo state tanti mesi rinchiuse, anche quando erano terminate le ristrettezze del covid-19 ed anche di testa il periodo non è stato per nulla facile da vivere, anche se per un’atleta l’obiettivo principale era la qualificazione alle Olimpiadi successive”. Quale è stata l’Olimpiade più bella Rio o Tokyo? “Tokyo, avendo vissuto Rio, è stata un’Olimpiade un po’ strana, non avevamo il pubblico non avevo i miei genitori vicini, i contagi che erano all’ordine del giorno. Le atlete della Grecia sono state costrette ad abbandonare il villaggio olimpico prima delle gare, perché le atlete avevano preso il covid-19, e si è vissuto tutto un contesto tanto particolare, con l’ansia del contagio. Anche se l’esperienza per noi atlete doveva essere unica, ci siamo trovate a vivere questa situazione non tranquilla, tutto condizionato da queste tensioni extra-olimpiche. Rio è stata unica, ho vissuto emozioni fortissime che spero di vivere ancora in altri contesti. Emozioni che mi hanno segnato molto e ricorderò per sempre: ti rendi conto che tutti sacrifici che hai fatto per tanto tempo, ne è valsa la pena”. Ma è vero che il vostro è uno sport molto faticoso, ma soprattutto è fatto di tanti e tanti sacrifici? “Sicuramente, me ne rendo conto solo adesso che ne ho fatti tanti, ora ho tanto più tempo, nelle festività per me era scontato essere in vasca e non a casa, ma quando fai sport, non senti la fatica ed i sacrifici che fai. Sono comunque contentissima di avere fatto quello che ho fatto perché ho vissuto esperienze uniche. Ogni sport è a sé, io fatico moltissimo a nuotare però la difficoltà nel nuoto sincronizzato è che dobbiamo pensare a moltissime cose: dobbiamo andare a tempo con la musica dobbiamo pensare agli errori, dobbiamo essere esplosive, dobbiamo avere resistenza, quando sei stanca non ti puoi permettere di rallentare perché la musica va avanti e quindi nonostante tu non riesca a muoverti comunque devi mantenere un ritmo. Sicuramente è uno sport di concentrazione e di correzione degli errori e anche di testa è uno sport molto impegnativo. Dobbiamo sorridere sempre, anche se in realtà dentro di noi qualche volta vorremo piangere, per il galleggiamento e l’allungamento noi lo viviamo in modo naturale perché lo abbiamo fatto fin da piccole proprio per questo è uno sport che bisogna iniziarlo fin da piccolissime”.

Dario Guerra

Chi è Beatrice Callegari:

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