Bruno Zago e i primi cinquant’anni di Pro-Gest

30 Agosto 2023

Dal suo primo lavoro come operaio in una fabbrica di scatole ad undici anni, ad oggi, quando Bruno Zago il “re della carta” festeggia i suoi cinquant’anni di attività con un fatturato sempre in crescita. Un impero vastissimo che si compone di ben sei cartiere e 22 aziende della filiera, dislocate un po’ in giro per tutta la penisola. E lui è sempre al timone della sua Pro-Gest dal quel 1973, anno della fondazione della sua fortunata azienda di Ospedaletto di Istrana, quartier generale dell’azienda leader per la realizzazione di carta riciclata, packaging alimentare e montagne di cellulosa.

Agli albori dei primi 50 anni di attività, che bilancio si sente di fare? “Sicuramente è un bilancio positivo ed interessante, sono stati cinquant’anni di grandi soddisfazioni e di qualche preoccupazione, ma questo credo faccia parte del gioco e della vita”. Ha accennato a qualche preoccupazione… “Sì, è successo due o tre volte che c’erano dei cali di lavoro, situazioni economiche con qualche perplessità e questo è accaduto nei primi anni Settanta e poi alla fine degli anni Ottanta; il lavoro si è ripreso molto bene a metà anni Novanta fino all’exploit dello scorso anno. Quest’anno il mercato si è un po’ ridotto, sia per le guerre in atto che per altre cose, portando ad un minor volume ed una lieve flessione. Ma noi siamo sempre pronti e preparati, per superare i momenti più delicati ed un po’ difficili, nella speranza che il mercato cambi e offra profitti e dia sempre qualche buona soddisfazione. Ma a parte questi possibili cali e questi momenti delicati, abbiamo fatto i nostri budget anche per i prossimi anni e non ci discostiamo molto dai precedenti, nonostante l’aumento dei tassi, l’aumento dell’energia ed altri aumenti, ma complessivamente e con minimi sforzi riusciamo a superare questi cali determinati dal mercato”.

Quali sono le annate che potrebbe indicare come momenti più fiorenti che avete vissuto in questi cinquant’anni? “Io direi che abbiamo sempre trascorso periodi e annate discretamente buone, ma ci sono stati dei periodi particolari più difficili degli altri. Ricordo ancora che abbiamo fatto gli anni Ottanta molto bene, così anche gli anni Novanta anche se verso la fine di quel decennio la borsa è andata giù e ci sono stati dei momenti di tensione ma che abbiamo superato molto bene grazie alla scelta di dirigerci verso il settore alimentare che ci ha permesso di lavorare molto bene. E la scelta alimentare è stata vincente quella vincente”.

Ha qualche rimpianto o qualche progetto non realizzato? “Qualche piccolo rimpianto si può sempre averlo, qualche occasione poteva essere presa, poteva essere sfruttata al meglio. Però in buona sostanza mi sento soddisfatto di aver fatto tutto quello che si poteva fare, di aver fatto crescere notevolmente l’azienda maniera lineare e buona, sia nei momenti difficili dove abbiamo cresciuto più lentamente sia nei momenti più buoni quando abbiamo avuto la possibilità di sfruttare la meglio tutte le nostre grandi potenzialità. Ma di grossi rimpianti non ne ho proprio. Ho fatto tutto quello che pensavo di fare e credo di aver condotto questa azienda, sia con il mare calmo sia con il mare un po’ mosso, abbastanza bene”.

Ma per condurre bene questa nave, quali sono stati i comandamenti che l’hanno guidata? “In certi momenti le cose ed i comandamenti si sono fatti anche complicati. Ma il mio primo comandamento è stato senz’altro quello di un grande attaccamento al lavoro, attaccamento ai risultati, attenzione posta alla parte commerciale, ai ricavi ovviamente, con un’attenzione particolare a non aver tanti crediti fuori e non riscossi. Sotto questo profilo ci siamo sempre messi al riparo dai crediti che non si possono più riscuotere. Altro comandamento è quello di aver posto molta attenzione alla gestione dell’azienda, che ha portato la nostra realtà aziendale ad insoluti zero. Questo è da sempre stato un buon risultato per noi, un orgoglio, tant’è che molte persone ci chiedono: ma come fate a non aver insoluti? Altra cosa fondamentale, che non devo assolutamente mancare di citare, è la mia famiglia: l’attaccamento che tutti insieme abbiamo avuto per questa nostra azienda e tutti insieme siamo sereni”.

Se dovesse ripartire con l’esperienza lavorativa dei cinquant’anni, cosa eviterebbe di fare? “Beh ripartirei con lo stesso slancio che ho avuto già nel 1973 quando ancora giovanissimo sono partito per questa grande avventura che mi ha portato fin qui. Partirei e rifarei tutto ciò che ho fatto, magari qualche volta valutando un po’ di più, cercherei di fare qualche rischio in meno ma legato soprattutto agli ultimi anni che sono stati più difficili. Negli anni ’70, ’80 e ‘90 di poteva fare conto del credito bancario e di conseguenza si potevano fare certe operazioni, oggi il mondo bancario è più ristretto quindi le operazioni sono più faticose, i tempi sono più lunghi, pertanto oggi bisogna usare molta più prudenza di quella dei decenni scorsi, quando le operazioni bancario-aziendali era molto più snelle e più veloci da farsi”.

Come vede il futuro lavorativo in particolare la manodopera che oggi rispetto a ieri scarseggia? “Manca anche da noi e questo è un bel problema comune a tutti. Dobbiamo cercare di fare del nostro meglio. C’è un ricambio continuo oggi, proprio perché c’è tanta richiesta di manodopera: arrivano, rimangono due mesi e poi scappano, provano altrove. Certo che è un momento molto difficile!”.

Per proteggere il tesoro che oggi scarseggia, ovvero la forza lavoro, da grande imprenditore cosa suggerirebbe? “Credo ci sia la necessità di ridurre gli oneri, fare in modo di aumentare gli stipendi e nel contempo, ci sia un maggiore potere d’acquisto. La mancanza di manodopera è anche figlia di questo: i 50 o 100 Euro al mese fanno la differenza e la gente cambia in continuazione; tutti noi imprenditori ci rubiamo gli operai e loro fanno questa corsa per aver un maggiore potere d’acquisto e noi assistiamo a questo turn-over”.

Si ritiene soddisfatto in questi cinquant’anni per l’aiuto, il contributo portato a tante realtà associative del suo territorio? “Nel nostro piccolo abbiamo sempre fatto qualcosa, contribuendo a mantenere in vita le associazioni del territorio locale”.

Chi è Bruno Zago:

Intervista del mese
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